Murielle
Liberamente tratto da “Una donna spezzata”
di Simone de Beauvoir
Riadattamento a cura di Gianni Poliziani e Livia Castellana
Una stanza. Una poltrona. Una donna.
Una stanza che fa da filtro tra l’esterno caotico di una città in festa e la solitudine della sua realtà quotidiana.
Una sola poltrona, centro di vita, avvolgente, quasi un rifugio.
Una donna. Amareggiata? Disorientata? Arrabbiata?
Forse solo una donna insoddisfatta che ha smesso di sognare, suo malgrado, da molto tempo.
Gli affetti, i progetti, le speranze si sono sgretolati uno dopo l’altro senza che lei potesse impedirlo.
Il muro di incomprensioni che si è creato nel tempo tra lei e gli affetti più cari sembra insormontabile. Ma la vita non finisce neanche quando smetti di sognare, semplicemente non ti puoi arrendere…
Preparati, fatti bella ed esci.
“Lo so, gli farebbe comodo che scomparissi… sono come un cardo dentro le loro mutande. Ah no, non gli farò questo piacere”.
Il linguaggio, appositamente confuso e disordinato, a tratti ironico, simula il caotico flusso dei pensieri che dimorano nella testa della protagonista, e fa percepire quella lucida follia, causa scatenante del suo malessere esistenziale.